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sabato 6 novembre 2010

Pd, Panunzi si presenta: "In un partito devono contare le persone, stop alle scelte precofenzionate"

Fonte Ontuscia: sabato 06 novembre 2010 - 14:46:11



VITERBO - (m) E’ stata presentata sabato mattina, nel corso di una conferenza stampa nella sede di via Cardarelli, la candidatura di Enrico Panunzi alla segreteria provinciale del Pd. Insieme all’ex sindaco di Canepina, hanno partecipato all’incontro anche molti dei sindaci e degli amministratori Pd che hanno sollecitato la candidatura di Panunzi: presenti, tra gli altri, Gianluca Angelelli (sindaco di Civita Castellana), Domenico Tarantino (Soriano nel Cimino), Federico Grattarola (Vignanello) Maurizio Palozzi (Canepina), Pierluigi Bianchi (Faleria), Lucia Catanesi (Marta), che rappresentano molte zone del Viterbese, oltre a provenire da esperienze diverse all’interno del Pd, a dimostrazione, come è stato ricordato, “che con Panunzi si può davvero pensare ad un Pd unito che superi gli steccati”.


Tra gli intervenuti anche il presidente della Comunità montana dei Cimini Angelo Cappelli, il segretario comunale del Pd Alvaro Ricci, il consigliere provinciale Alessandro Angelelli, il consigliere comunale di Viterbo Francesco Serra, la consigliere di parità della Provincia di Viterbo Daniela Bizzarri. Prima di Panunzi, che ha spiegato le ragioni della sua candidatura, hanno preso la parola tutti gli amministratori, tracciando un minimo comun denominatore: “attraverso Panunzi – ha ricordato Bianchi – si può davvero fare il partito, basta vedere chi è presente a questo tavolo”.

Per Grattarola “questo non è un congresso per mozioni, ma per fare le cose, e chi conosce Enrico conosce la sua indipendenza ed autorevolezza”. Secondo Tarantino “Enrico, che conosco da 37 anni, non è il tipo che prima di decidere si fa dettare le cose per telefono”, concetto ribadito da Lucia Catanesi per la quale “il Pd non deve essere fatto da personalismi, ma da persone che devono decidere con la propria testa”. Alessandro Angelelli ha ricordato come “finalmente si può superare l’ingessamento che ci ha caratterizzato. A smontare una delle accuse che ora fanno ad Enrico, quella cioè di essere uomo di Fioroni, basta la sua storia: sei mesi fa chi lo sosteneva non ne s’era accorto? Era così sprovveduto? La verità è che Panunzi ha una sua autonomia ed autorevolezza che possono far bene al Pd”.

“Io, per esempio, non sono fioroniano – ha ribadito il sindaco di Civita Castellana Gianluca Angelelli – ma sono abituato a confrontarmi e lavorare con persone che vengono dall’area popolare, e a risolvere insieme i problemi. Enrico è autonomo e libero, e questo può dar fastidio”. Per Palozzi “Panunzi ha sempre ragionato con la sua testa, e lo farà anche questa volta”, mentre per Angelo Cappelli “Enrico ci dà un’opportunità unica, quella di far nascere un partito. A questo tavolo c’è gente che si confronta tutti i giorni con i cittadini, che si mette al loro servizio, come Panunzi ha sempre fatto”.

Parola poi al candidato: “Non bisogna essere manichei e pensare che il bene sta da una parte e il male tutto dall’altra parte: noi, semplicemente, proponiamo un nuovo modo di gestire il partito, che ha bisogno di parlare con una sola voce. Se il presidente dice A, il segretario B e il vicesegretario C sono state dette cose diverse, e così non può più andare avanti. Ci sono delle regole da rispettare, dobbiamo dire basta a situazioni cristallizzate e scelte precofenzionate: e infatti, così facendo, perdiamo la Provincia, perdiamo la Regione, siamo lontani dai bisogni delle persone”.

Secondo Panunzi “in un partito devono contare le persone, che hanno i loro bisogni: pensiamo per esempio alla sanità, con un piano di riordino massacrante per la Tuscia. Ma un Pd che non ha una sola voce cosa può dire? Per far funzionare un partito non serve fare una convenzione con la Telecom e bloccare il traffico telefonico per mezza giornata, in attesa che qualcuno ti dica cosa fare: è questione di decidere se le scelte vanno fatte nelle cene o negli organismi dirigenti. Io rispetto gli altri candidati, fino a prova contraria siamo tutti nello stesso partito, e rivendico il fatto di essere bersaniano: ma non rinuncio a pensare con la mia testa, non rinuncio a pensare che le etichette – parronciniano, sposettiano, fioroniano – facciano male prima di tutto ai diretti interessati, perché in questo modo non si favorisce la crescita di una classe dirigente”.

“Se fossi espressione di una parte o fossi nominato da qualcuno – ha concluso Panunzi – iscritti ed avversari non verrebbero a parlare con me, ma con chi mi ha nominato: ecco, bisogna superare queste logiche. Parroncini, Sposetti, Fioroni? Sono comunque una risorsa, lo devono essere per forza perché ricoprono cariche pubbliche nell’interesse dei cittadini”.

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