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sabato 25 dicembre 2010

Fioroni e Panunzi sferzano il Pd: "Dobbiamo fare pace con gli italiani"

Fonte: Viterbo Oggi

Entrambi critici con la dirigenza del partito, indicano altre possibili strade. Ma Angelo Allegrini si defila

VITERBO - L'onorevole Fioroni non vuole essere Biancaneve, non vuole che i suoi amici siano solo 7 e seprattutto che siano "nani". I quali amici, che nell'occasione erano circa 250, saranno coordinati da Pierluigi Bianchi, sindaco di Faleria. Pierluigi Bianchi, a sua volta, dovrà rapportarsi col Principe azzurro pescato nell'ultima vicenda congressuale, ovvero Enrico Panunzi, votato non proprio da... quattro gatti.

Questo, in sintesi, quanto si è appreso ieri sera nell'incontro di San Martino al Cimino, dove spiccava l'assenza di Angelo Allegrini, segretario provinciale uscente, in aperto dissenso con la linea del partito e, a quanto pare, anche di Fioroni.

Insomma, chi credeva che nel consueto scambio degli auguri natalizi l'ex ministro viterbese annunciasse il divorzio dal Pd è rimasto a bocca asciutta.

In effetti però, a parte la metafora "favolosa" (ma neanche tanto), prima Panunzi e poi Fioroni hanno cercato di riempire di contenuti il loro dissenso contro la dirigenza provinciale e nazionale del Pd.

Panunzi, tra l'altro, ha spiegato che continuerà a non accettare la carica, più volte offertagli dal segretario Egidi, di presidente del partito "perché - ha spiegato - è un metodo vecchio, già sperimentato e fallimentare per la crescita politica del partito".

"Si diventa presidente di un partito - ha detto Panunzi - se c'è un'adesione su un progetto e su una linea politica e non per sterili equilibri interni. Io non aderisco né al progetto né alla linea dell'attuale maggioranza provinciale - ha incalzato Panunzi - anzi, dubito perfino che esistano, visto che ci sono cose che non sono mai state spiegate, come ad esempio chi è il rappresentante Pd alla Talete, chi lo ha deciso e soprattutto cosa è andato a fare".

"Ma ora il congresso è finito - ha concluso e si è domandato l'ex sindaco di Canepina - si riparte dai 116 voti della maggioranza contro i nostri 100 voti? Io sono pronto".

Lo scrosciante applauso della platea e la benedizione di Fioroni sono state, probabilmente, le risposte.

E' toccato poi a Fioroni snocciolare tutte le divergenze con il Pd di Bersani, partendo dalla comune preoccupazione della condizione socio-economica del Paese.

Ecco, per flash, alcune affermazioni dell'ex ministro: il Pd deve fare pace con gli italiani; occorre una politica fiscale diversa che sgravi le imprese che producono lavoro e le famiglie che producono sussidiarietà e solidarietà; improduttivo non è il pubblico impiego ma sono gli enti ormai inutili che sperperano solo colossali quantità di denaro (tra essi anche le province); alla riforma Gelmini sull'Università manca un'impronta più profonda sul "merito"; il merito è una parola di sinistra; se il Pd perde le primarie significa che occorre cambiare candidati e programmi; i "rottamatori" di Renzi sono una risorsa e non degli avversari; non possiamo sentirci forti perché siamo unanimi; il terzo polo si è "suicidato" già dal nome, in un sistema elettorale come il nostro è come se avesse detto che si candida ad arrivare terzo; non è il periodo delle paure ma del coraggio.

In definitiva Fioroni non chiude la porta al Pd, ma si ha l'impressione che la lasci comunque spalancata ad una forte opzione centrista, magari "dal di dentro", come si diceva una volta.

La mission veltron-fioroniana è di portare al voto, e a votare Pd, almeno il 15/20 per cento degli elettori che restano a casa.

"Anche perchè - ha chiosato Fioroni - se il Pd non arriva almeno al 30 per cento si perde a prescindere da qualsiasi alleanza e resteremo come Biancaneve e i 7 nani".

Che sia proprio lui il Principe azzurro su scala nazionale? Qualcuno tra gli osservatori notava perfino la somiglianza fisica con Panunzi. Questione di baffi. Sposetti docet. Ma questo è un altro capitolo.

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