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venerdì 5 marzo 2010

Regionali, varato dl interpretativo Maroni: ''Non modifica la legge''. L'opposizione insorge: un trucco


Roma, 5 mar. (Adnkronos/Ign) - Il Consiglio dei ministri ha varato il decreto 'salva pasticcio' per rimettere in corsa il listino di Roberto Formigoni in Lombardia e la lista provinciale del Pdl di Roma a sostegno di Renata Polverini.


La decisione al termine
di una giornata convulsa che ha visto l'ultimo atto nella sala dei ministri di Palazzo Chigi. Fino all'ultimo, il testo e' stato limato e rivisto, tenendo conto delle indicazioni del Quirinale che aveva messo in chiaro la sua disponibilita' a valutare esclusivamente un provvedimento interpretativo e non innovativo delle norme che regolano le procedure per la presentazione delle liste elettorali.
''Queste approvate oggi sono norme interpretative. Non c'è nessuna modifica della legge elettorale, nessuna modifica delle procedure in corso, nessuna riapertura dei termini'', chiarisce il ministro dell'Interno Roberto Maroni al termine del Cdm.

Il dl "mira a consentire lo svolgimento regolare delle consultazioni elettorali per il rinnovo degli organi delle regioni a Statuto ordinario fissate per il 28 e 29 marzo prossimo". Lo sottolinea un comunicato di palazzo Chigi diffuso al termine della riunione. "Ribadita e sottolineata la necessita' di assicurare il pieno esercizio dei diritti di elettorato attivo e passivo, il Consiglio -si legge nel comunicato- ha condiviso l'esigenza di garantire i valori fondamentali della coesione sociale, presupposto di un ordinato svbolgimento delle competizioni elettorali". "A questo fine - prosegue il comunicato - pertanto, il decreto legge detta criteri interpretativi di norme in materia di rispetto dei termini per la presentazione delle liste, di autenticazoione delle firme e di ricorsi contro le decisioni dell'Ufficio centrale regionale".

A Cdm in corso, Silvio Berlusconi era intervenuto telefonicamente con una manifestazione elettorale per il candidato del Pdl in Puglia, Rocco Palese: ''Speriamo di poter ritornare a dare diritto di voto ai nostri elettori del Lazio e della Lombardia'', aveva auspicato. La scelta di ricorrere al decreto interpretativo fa insorgere l'opposizione.

Pier Luigi Bersani parla di ''un trucco'', ribadendo il no del Pd a ''scorciatoie''. Mentre Antonio Di Pietro invoca la piazza e annuncia una ''chiamata alle armi democratica''. Poi in serata alza ancora il tiro: l'intervento del governo e' un ''abuso di potere'' che in un paese civile ''andrebbe fermato con le forze armate''. L'Udc con Pier Ferdinando Casini lancia un appello a far lavorare i magistrati che devono decidere sulle liste escluse. I centristi, di fronte a un gesto di distensione del governo si dicono pero' pronti a ragionare. Qualsiasi scelta, pero', deve essere presa con ''il consenso'', sottolinea Rocco Buttiglione.

La riunione del Cdm, insomma, arriva dopo una giornata di contatti costanti, lontano dai riflettori, per sondare le opposizioni, Pd e Udc in particolare. Al di la' delle dichiarazioni, tutti tengono aperti i canali di comunicazione con l'esecutivo, soprattutto tramite il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta. E se ieri c'era stato l'altola' del Quirinale, oggi, di fronte ad una ipotesi di decreto meramente "interpretativo" il Colle lascia intendere che vi sarebbe una disponibilita' a valutare il provvedimento.
Tutti hanno parlato con tutti, insomma, e anche il presidente della Camera Gianfranco Fini, non sarebbe rimasto esclusivamente concentrato sul suo viaggio odierno a Napoli. A palazzo Grazioli, nel primo pomeriggio, il premier ha riunito alcuni ministri come Angelino Alfano, Ignazio La Russa, Altero Matteoli, Roberto Calderoli,Sandro Bondi.

Al termine, l'annuncio del Consiglio dei ministri con l'ipotesi piu' accreditata di un decreto interpretativo volto a consentire, tramite l'eliminazione di margini di discrezionalita' degli uffici elettorali, un superamento del "pasticcio" creatosi con le liste elettorali del Pdl. Dura l'opposizione del Pd: Bersani sgombra il campo dei suoi da ogni dubbio: "Non siamo disposti" all'accordo, "devo dirlo anche in cinese?''.

E per questo incorre negli strali del sottosegretario alla presidenza del Consiglio Paolo Bonaiuti: ''Le regole della sinistra sono semplici: dire no, no, sempre no, altrimenti Di Pietro si arrabbia". Serio il richiamo del presidente del Copasir, Massimo D'Alema, che avverte l'esecutivo: "Il governo sia cauto nel prendere decisioni la cui gravita' dal punto di vista dei normali rapporti in un Paese civile potrebbero essere veramente pesanti". E precisa: "Vedremo di che cosa si tratta, per quello che si capisce, il governo ha rinunciato a cambiare la normativa in corso d'opera che sarebbe stata una cosa gravissima".

"Bisognera' vedere che cosa si intende per un decreto interpretativo -sottolinea D'Alema- io credo che il governo sia ben consapevole che cambiare le regole del gioco durante lo svolgimento della competizione elettorale e' cosa che e' totalmente estranea alla civilta' democratica".

Dai centristi arrivano in giornata messaggi duri nella forma ma aperti nella sostanza. Il presidente dell'Udc Buttiglione esorta il governo a "non peggiorare la situazione con atti di forza" ma ammette l'esistenza di un "problema democratico". Il leader Pier Ferdinando Casini si limita a ricordare che la questione "e' in mano ai magistrati" ma mette in guardia dall'inserire nella vicenda anche le elezioni comunali di Bologna, che invece deve restare fuori dal "mercato delle vacche".

Molto allarmati sono Italia dei valori e i partiti piu' piccoli della sinistra. Il leader Idv Antonio Di Pietro non lascia spazio a equivoci: ''Solo in un paese a regime fascista si puo' pensare che vengano cambiate le regole mentre si gioca la partita elettorale". In realta', secondo l'ex pm, vi sarebbero gli strumenti "tecnici e giuridici per valutare serenamente l'ammissibilita' delle liste, come e' stato dimostrato nel caso Polverini per il Lazio, ma non puo' essere accettabile che soltanto perche' una delle liste che e' stata esclusa e' del Popolo della Liberta' si debbano cambiare le regole del gioco''.

Per Di Pietro, ''questo e' un vero e proprio golpe contro il quale occorre opporsi con una chiamata alle armi democratiche. Scenderemo in piazza -annuncia- con una grande mobilitazione di tutte le forze sociali e politiche. E' l'ennesimo provvedimento ad hoc, fatto ad uso e consumo dei soliti noti, che calpesta regole, diritti e Costituzione''. Dal governo arrriva, sottolinea l'ex pm, un'operazoine ''degna dei peggiori regimi: non c'e' piu' il senso del limite e del diritto''. E aggiunge: si tratta di ''un palese abuso di potere che in uno Stato di diritto andrebbe bloccato con l'intervento delle forze armate

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